GIOVANNI FALCONE, IL CORAGGIO DELLA LEGALITA'


“ A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini“
Giovanni Falcone
( Palermo 18 maggio 1939, Palermo 23 maggio 1992 )

Questa frase è una delle tante che disse durante la sua vita, spunto di riflessione e monito per le future generazioni.

Era il 23 maggio 1992 quando fu barbaramente ucciso, io ero ancora un bambino, ma ricordo che i miei genitori cambiarono subito umore perché avevano capito che la situazione era arrivata al punto di non ritorno. In quel momento tutti presero coscienza che in quel modo non si poteva andare avanti, ci voleva realmente un cambiamento forte e deciso per l'Italia.
Giovanni Falcone nacque a Palermo e durante la sua carriera da magistrato ebbe due priorità: far comprendere alla società che la mafia esisteva, non era solo un’invenzione giornalistica e bisognava debellarla. Cambiò il modo di investigare rendendolo più moderno. Quando collaborò con l'allora ministro alla giustizia Martelli, spese le sue giornate costruendo e pensando a nuovi strumenti giuridici e leggi per rendere ancora più incisiva l'azione dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.

Purtroppo, come sempre accade, quando qualcuno cerca con il suo impegno e dedizione di cambiare il sistema chi si sente toccato inizia a diffamare calunniare e sminuire quella persona. Cosi successe al giudice che si sentì tradito dai suoi stessi colleghi del CSM che non capirono o non vollero capire cosa davvero aveva in mente e i politici, coloro che avrebbero dovuto difenderlo e spalleggiarlo, talora lo elogiavano o criticavano di non fare il suo dovere da magistrato in base a ciò che scopriva durante le indagini. Quando il pool antimafia per sicurezza venne spostato nel carcere dell'Asinara, al ritorno ricevettero il conto da pagare come fossero stati in un albergo in vacanza...

Per mesi un gruppo di criminali lavorò sotto l'autostrada A29 nei pressi di Capaci, a pochi chilometri da Palermo, scavando una galleria dove vennero posizionati circa 500 Kg di tritolo che, alle 17,58 del 23 maggio 1992 al passaggio del magistrato che tornava da Roma per il weekend fecero esplodere. Nell'attentato oltre al giudice Falcone persero la vita la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Le indagini scoprirono che gli esecutori materiali del delitto furono almeno cinque uomini (tra cui Pietro Rampulla che confezionò e posizionò l'esplosivo e Giovanni Brusca, che azionò il telecomando al momento del passaggio dell'auto blindata del magistrato, mentre tornava da Roma). Purtroppo il ramo delle indagini per scoprire i mandanti dell'attentato non ha ancora portato risultati significativi.
La mafia credeva con questo atto eclatante di mettere in ginocchio lo Stato, questo per fortuna non è accaduto, anzi il nostro Paese si è scoperto più forte e unito di prima e oggi a vent’anni dalla morte del giudice Falcone le sue parole sono ancora vive in tutti noi. Cosa è cambiato in Italia in questi anni? Alle volte, soprattutto pensando alla cronaca recente sembra che sia rimasto tutto uguale, ma non è così e la prova l’hanno data i tanti ragazzi che in questi giorni stanno manifestando contro la violenza e la mafia determinati a trasformare il clima di paura e tensione in speranza.

- Giornalista- Ha sacrificato gran parte della sua esistenza proprio alla lotta alla mafia è considerato dalle cosche il simbolo di questo Stato da combattere da colpire. Lei vive in sostanza blindato ma chi glielo fa fare?
- Giovanni Falcone- Ma...soltanto lo spirito di servizio
- Giornalista- Ha mai avuto momenti di scoramento, magari dei dubbi delle tentazioni di abbandonare questa lotta?
- Giovanni Falcone- No! Mai!

Questo video è un documentario sulla vita di Giovanni Falcone. Il filmato dura circa 1 ora, ma ne vale la visione ogni singolo minuto.

Alberto Giordano

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